La pastorizia, per millenni perno dell’economia, dettò con le proprie necessità la struttura sociale e l’organizzazione di vasti territori, unificandoli dalla montagna alla pianura in una continuità transumante. Poi è intervenuto il latifondismo della pianura e l’industrializzazione della montagna, e tutto è cambiato; eppure oggi più che mai, sulla “pelle” delle pecore, si incontrano e scontrano esigenze e contraddizioni del nostro tempo.
“Senza Terra Coltivare in lana” sfrutta una risorsa oggi caduta in disuso, la lana di pecora, reinvestendola in orticoltura. Risponde così a un secondo problema, la voglia di autoproduzione alimentare e la carenza di terreni salubri in città.
Si articola così in
- prodotti per l’orticoltura domestica, verticale, in lana: idroponica e acquaponica
- Istallazioni e allestimenti come l’orto verticale in lana del Centro 3T
- incontri di orto terapia.
Possiamo parlare di km 0 o di filiera corta, autoproduzione alimentare urbana e non, di equo e solidale, green job e decrescita felice. Oppure del valore simbolico, che intesse la cultura occidentale, del gregge, dell’agnello e del pastore, con tutti i suoi infiniti risvolti spirituali e politici.
Possiamo definirlo un progetto agricolo, un progetto scientifico, o un progetto artistico e di design… che attraverso azioni, idee e produzioni, ha l’ambizione di esprimere una visione di quello che può essere, una ruralità contemporanea. Una possibilità che per essere credibile e sostenibile deve necessariamente essere rinnovata, nei modi, negli strumenti e nelle competenze.