Una racconto dedicato a noi

Un giorno da Roma ci giunge una telefonata, due giornalisti stanno lavorando a un articolo sui lasciti della manifestazione “The floating piers” in Valcamonica. Di lì a non molto ci vengono a trovare Ylenia Sina e Daniele Nalbone. Nasce così uno scambio che oggi si concretizza in questo racconto di Daniele. Ci fa piacere: vedere gente che si sposta inseguendo una ricerca; vedere che qualcuno sa  investire tempo, energie e denaro in una esplorazione del territorio e delle idee; entrare in relazione con un nuovo contesto culturale che come ogni contesto è lontano e vicino allo stesso tempo quando si creano dei legami. E poi…c’è che l’Atlante di Economia Circolare al quale Daniele ci ha chiesto di aderire è pieno di storie molto interessanti.

Dunque se avete voglia e vi fa piacere votateci, ma soprattutto prendetevi il tempo di partire alla scoperta di una parte di paese che se lo merita tutto!

Cliccate sul banner dell’articlo qui sotto e …buona lettura.

F. C.

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Dopo i ritiri di fine anno

Dopo aver ritirato i moduli alla fine dell’anno scolastico, a quasi un mese dalla conclusione degli incontri di orto terapia con gli studenti, ecco qualche considerazione.

  1. Lavorare con le mani, la terra e la lana si riconferma un’attività altamente… destabilizzante. Mette in una situazione inedita e le relazioni, così come l’autodeterminazione dei singoli alunni, vengono messe profondamente in discussione.
    Per i ragazzi è un modo di confrontarsi con la propria manualità facendo esprimere chi normalmente, in un lavoro di classe più cognitivo, resta ai margini. Ma non solo. L’odore forte della lana, le sensazioni tattili e – chiamiamolo così- “lo sporco” che un laboratorio come questo comportano, costringono a confrontarsi e scontrarsi con gli status symbol, l’autorappresentazione, i ruoli, le visioni del contesto scolastico, consolidati.  D’altra parte collaborare in questi laboratori è necessario, per i tempi stretti che dettiamo (necessari affinchè l’urgenza della finalizzazione chiami tutti a darsi da fare assumendosi la responsabilità del risultato); il peso dei materiali (che non tutti sono in grado di sopportare); l’altezza necessaria a montare questa o quella parte strutturale (che non tutti hanno); la manualità fine o la forza che richiede più persone ben affiatate. Ogni gruppo deve trovare il modo di aiutarsi e condurre in porto la parte del lavoro assegnata, indispensabile per proseguire e non vedere morire tutto (il proprio semenzaio o orto).
    Così abbiamo assistito a ragazze che si sono appassionate all’idraulica, ragazzi con problemi relazionali che hanno coordinato i lavori, altri che hanno parlato di tradizioni di paesi lontani e tradotto in un’altra lingua (la loro d’origine), i termini dei laboratori, gruppi classe che hanno saputo fare tanto e bene in poco tempo grazie ad un riuscito lavoro di squadra. Ma l’impatto non è sempre dei più semplici.
  2. I laboratori nelle scuole secondarie di primo grado hanno rivelato che  l’impegno quotidiano necessario per la cura di una pianta non è per tutti: non tutte le scuole hanno spazi, situazioni e tempistiche che lo permettono. Ma nonostante fosse impegnativo e non sempre gratificante, molte delle classi hanno adottato il modulo con passione. Hanno curato il semenzaio prima e l’orto verticale dopo; hanno espresso capacità organizzativa per creare turni al fine di irrigare più volte al giorno e, in qualche caso anche manifestato un bellissimo spirito d’intraprendenza. Qualche classe ha chiesto la possibilità di rientro a scuola nei giorni festivi per dare da bere alle loro piante; dialogare con altre strutture, come le case di riposo, per il trasferimento e adozione del modulo per il periodo estivo; e addirittura c’è un’insegnante che si sta sperimentando nella loro sua gestione domestica. Non meno interessanti sono le tante presentazioni che i ragazzi hanno creato per raccontare, fuori dalla scuola quanto hanno fatto. Ognuna con un taglio e visione differente.
  3. I moduli acquaponici hanno avuto tutta una serie di problemi tecnici dati soprattutto dall’indoor: collocare all’interno i moduli ha portato molte nuove necessità. L’areazione e la luce sono le principali, le nuove consapevolezze ci porteranno a una studio molto più attento del contesto nel quale verranno collocati in futuro. Trasferiti in esterno, in un contesto arieggiato, sono rinati. RIngraziamo enormemente le scuole dell’infanzia che hanno avuto la pazienza e costanza di seguire la sperimentazione facendo considerazioni che ci sono state preziose.

Ora stiamo lavorando a un libretto di istruzioni che prepareremo nel corso dell’autunno e a nuovi allestimenti che integrino strategie di inclusione più mirate alle varie problematiche e contesti.

Qualche riga è giusto dedicarla al centro di orto terapia presso la Vasca SEB che non ha solo un nuovo allestimento sonoro per il percorso multisensoriale, ma quest’anno ha una prosa in più e a giorni sarà montata la nuova tettoia.

I prossimo articolo? sicuramente dedicato all’orto verticale del Centro 3T che quest’anno compie 5 anni!
A presto
Francesca C.

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Acquaponica e orto terapia

…siamo al terzo modulo acquaponico allestito?! è giunto il momento di condividere qualche frame.

ma non solo 🙂

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Idroponica prima…con Mantegna

Certo, che Andrea Mantegna sia nato prima di Romanino è un dato inequivocabile… eppure quando il primo morì, a Mantova, il secondo, a Brescia, era già in piena maturità, un ventunenne pronto a esordire! E così anche per noi l’IC Romanino di Bienno è stata una collaborazione “matura”, preparata grazie ad un percorso pregresso, avvenuto all’interno dell’Istituto turistico alberghiero Mantegna di Brescia. Ma che cosa c’entra? il Rinascimento c’entra sempre! lavoriamo con il ciclo naturale o no?

Dunque c’è tutta una storia da raccontare, che “I giardini del se” hanno ereditato e …coltivano. Cerchiamo di rendergli giustizia.
I compagni di lavoro e sperimentazione sono i ragazzi del laboratorio degli apprendimenti; la location, per essere in città, davvero invidiabile: un orto con serra in area bonificata dai lasciti della Caffaro.
L’istituto accoglie con la targa “nulla ti mancherà se hai un giardino accanto alla biblioteca” e a noi non manca proprio niente.

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La collaborazione fra l’associazione P.I.R. e l’istituto è partita grazie a Fondazione Cariplo (il tirocinio del nostro corso da ortoterapisti), e proseguito con il sostegno di Fondazione della Comunità Bresciana, in collaborazione con Cooperativa Azzurra.
L’obiettivo è avviare percorsi di orientamento e occupazionalità di studenti con Bisogni Educativi Speciali. Il sogno futuristico/futuribile? una piccola squadra di operatori che gestiscano gli orti didattici nel periodo estivo. Di questi orti, alcuni in esterni esisto già nelle scuole della provincia, mentre quelli in interni stanno nascendo ora, sotto il nome di “Giardini del se”, con l’aiuto di Enel Cuore Onlus. Una cordata di enti che ci ha sorretti in un cammino che comincia a essere percorso.

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Un gruppo di utenti della cooperativa, dopo una serie di incontri durante i quali hanno lavorato con noi alla nascita del centro di orto terapia di Sellero, ci aiutano – in una dinamica peer to peer- con i ragazzi dell’istituto. Ci  accompagnano nel lavoro con il mondo vegetale cercando di acquisire nuove abilità e consapevolezze.
Ma d’inverno, l’orto terapia ha un problema …condiviso da pianura e montagna: il freddo. Ecco perchè abbiamo lavorato alla nascita dei moduli per la coltivazione indoor.
Quelli dell’Istituti Mantegna hanno anche trovato uno sponsor, la ditta Prisma Srl.

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Ormai ci incontriamo più o meno ogni due settimane, affrontando insieme momenti legati alla manutenzione: capire e far fronte alla continua trasformazione che gli esseri viventi – dei quali sono custodi i nostri apprendisti operatori del verde – compiono.

E se in questo percorso, più declinato all’occupazionalità, non si può parlare in modo specifico di orto terapia, sicuramente un aspetto emerge come preminente, quello relazionale. Una sperimentazione che guarda alla creazione di soluzioni per convivere con i limiti che lo stare al mondo ci impone, tentando incontri inediti: la lana con i vegetali, l’indoor scolastico con l’agricoltura, la città con i pastori….l’arte con l’orticoltura.

F. C.

The eye sees everythings!!!

… è con questo motto, scritto su un foglietto di carta, che il gruppo interclasse ci lascia, alla fine della terza giornata dei “Giardini del se”, in balia del riordino dei materiali usati!
E’ la settimana della creatività delle scuole secondarie di primo grado di Bienno e Berzo inferiore, media Valcamonica; luoghi rinomati per antiche fucine, borghi in pietra, eremi e affreschi cinquecenteschi di rara bellezza.
Qui ogni anno, per una settimana, ci si dedica ad esplorare un altro modo di stare a scuola. La nostra occasione per avviare “I giardini del se”.
Cosa sono i giardini del se? chiedo loro, le risposte sono state, vado per ordine, “che non si sa cosa si farà” sembra di buon auspicio…il più impegnato: “giardino del pensiero” caspita siamo ai giardini di Academo; poi “se mi tratti bene io cresco”, e in fine “essere se stessi”.
C’è da temere di non essere all’all’altezza…e “se” lo fossimo? e se no?

Con questo gruzzoletto di se abbiamo avviato un percorso di 6 incontri che dalla lana, alla propriocezione corporea, passando per una lezione di semenzaio e stagionalità degli ortaggi, li ha portati a montare il loro orto verticale e quello di acquaponica per la scuola dell’infanzia.


Il foglietto di inizio articolo lo hanno lasciato abbandonato sul tavolo accanto ai recipienti di vetro, pieni d’acqua, che li ha fatti diventare pesci: la freccia che vi dovevano guardare attraverso “sembrava lontana”, “sfuocata”, “srotondata”, “distorta”, dando un effetto specchio…la sinistra diventa destra, il sotto sopra… insomma tutto dipende….se la testa è in una palla.

Non meno deformata deve essere apparsa la realtà quando fasciati, bendati occhi e bocca, legati mani e piedi, si sono dovuti affidare ad un compagno, perchè erano diventati insalate…che comunicavano dove volevano andare, dove volevano essere sistemate, in quale direzione percepivano calore, attraverso micromovimenti delle dita. E’ così che hanno scelto la location nella quale il loro orto in lana è stato poi allestito.
C’è chi ha individuato tutti i caloriferi lungo il tragitto, zigazagando nei bagni che si affacciano sul corridoio, chi invece è andato dritto dritto al finestrone…chi ci ha messo un po’ a disincagliarsi nelle trappole disseminate fra banchi e sedie…come solo un’insalata con grossi problemi di motilità sa fare. Eh sì perchè se l’orto in lana era il prodotto che tutti potevano vedere, condividere una visione diversa del mondo, capire le diverse esigenze di accompagnamento, le diverse potenzialità, era l’obiettivo da seminare.

propriocezione corporea e orto terapia

Ora che hanno imparato a seminare (semi veri), in terra e in lana, a costruirsi un piccolo innaffiatoio con una bottiglietta di plastica (sperimentando l’equilibrio fra pressione dell’aria e resistenza del materiale per una buona innaffiatura…fai da te), preparato il sostrato per una parete verticale in lana vincendo il disgusto per odori e materiali molto rustici… costruito un piccolo impianto idraulico…essere diventati pesci e insalate… be’ ora sono pronti a diventare orto terapisti di se stessi? ve lo raccontiamo nelle prossime puntate….quando piantumeremo e comincerà il prendersi cura.

F. C.

 

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Inizio 1…una scia di profumo e si lascia il vivaio.

Nel pieno dell’inverno un carico importante ha attraversato la provincia. Profumi e sapori alla volta dei Giardini del se… il loro “soffio vitale”.
Non è una questione banale trovare cinquanta piante aromatiche, in buona salute, in pieno inverno. Il vivaio comunicava una certa desolazione. Loro, le nostre, invece, sono raccolte su se stesse ma promettono grandi soddisfazioni.
E’ stato un viaggio lungo, in tre, in fondo, [nel fondo dell’orto-giardino che sembrava un acquario ma in realtà era un’auto (“in realtà” poi…cosa vuol dire?)] un atto poetico.
f.c.

 

 

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21/10 | Visita alla scoperta del percorso Vasca SEB

Presso Parco Tematico Vasca SEB, Località Ruc, Novelle di Sellero

Una visita che, con caschetti ben allacciati, vi condurrà tra condotte forzate e passerelle all’esplorazione dell’ex vasca di carico delle acque, ripercorrendo così il tragitto dell’acqua fino alla sua caduta nella centrale idroelettrica di Cedegolo. Ma l’esplorazione non finisce qui! Tra piante autoctone commestibili, fitodepurative, il progetto del centro di ortoterapia e i progetti di coltivazione in lana, vi accompagneremo alla scoperta delle sperimentazioni di autoproduzione alimentare dell’Associazione Post Industriale Ruralità.

Quando: sabato 21 ottobre, dalle 15:30 alle 17:00
La visita è su prenotazione: si accettano prenotazioni fino alle h19 di venerdì 20 ottobre.

CONTATTI:
Daniela Poetini Cell. 349 792 1873
Francesca Conchieri Cell. 338 385 3762
centro3t@gmail.com
www.coltivareinlana.it
www.postindustriale.it

Il Parco Vasca SEB è l’ex vasca di carico dell’acqua della Società Elettrica Bresciana, usata per alimentare la centrale idroelettrica di Cedegolo, costruita con questa nel 1910. Il sito ha visto un primo intervento di restauro nel 2013, divenendo un parchetto tematico; dal 2016 è in corso lo sviluppo di un allestimento museale che permetta di capire il suo originario funzionamento e di godere di immagini 3D con strumenti ottici (coevi al tempo in cui era in funzione). Dal 2017 un’ultima fase – la nascita di un centro di ortoterapia associato ad un percorso multi-sensoriale – permette di esplorare pozzi e condotte forzate attraverso un sistema di passerelle in legno. La vasca è un luogo suggestivo e incredibile nel quale s’incontrano la passata economia rurale (testimoniata dai terrazzamenti del versante orografico sinistro della media Valle Camonica) e la rivoluzionaria fase industriale (dettata dall’avvento dell’idroelettrico). Essa è oggi anche il cuore di un’economia post-industriale e una nuova funzione culturale e sociale la apre alla cittadinanza.

L’ortoterapia è una co-terapia che aiuta a ristabilire un equilibrio psicofisico e il perseguimento di obiettivi fisici, cognitivi e relazionali. È riconosciuta in tutto il mondo anglofono come terapia per la cura e la riabilitazione di problemi cardio-vascolari, motori e varie tipologie di disturbi psichici e cognitivi. Si noti che il percorso non è interamente accessibile a carrozzine e passeggini.

Inaugurazione dell’allestimento ortoterapico e del percorso esperienziale della Vasca SEB

Sabato 16 settembre ore 10:30
Inaugurazione della I° parte di allestimento del parco
VASCA S.E.B.

> Ortoterapia
> Percorso museale e ambientale
> Multisensorialità

L’ex vasca di accumulo delle acque della Società Elettrica Bresciana è stata investita da un ricco progetto di valorizzazione. Un percorso multisensoriale ed esperienziale porterà alla scoperta della passata funzione del sito, del patrimonio paesaggistico e naturalistico e della sua importanza storica, come tassello della “rivoluzione idroelettrica” avvenuta in Valcamonica all’inizio del ‘900.

Un progetto che si è sviluppato avvalendosi di ricerche d’arte contemporanea e dell’ortoterapia (disciplina che cura la salute attraverso l’orticoltura)  per progettare un reinvestimento fatto di esplorazione, relazione e scoperta.

Un percorso a passerelle vi condurrà nelle condotte forzate, l’allestimento 3D vi farà riscoprire i vostri occhi, quello sonoro darà nuovo valore allo spazio e all’ascolto e la guida botanica vi permetterà di conoscere le specie spontanee insediatesi nel sito. La nascita di un orto-giardino terapeutico vi calerà nel paesaggio come non lo avete mai vissuto…..e in un progetto sociale tutto da scoprire!

Il programma della manifestazione:

In mattinata:
ore 10:30/11:00 con l’Amministrazione Comunale e Associazione P.I.R. presentazione del progetto di allestimento – avvenuto e in procinto di realizzazione- e delle attività 2018;
ore 11:00/12:30 a gruppi sarà possibile effettuare la visita guidata al sito (gratuiita su prenotazione fino a esaurimento posti).

Presso Parco Vasca SEB Loc. RUC. Novelle di Sellero (BS).

Nel pomeriggio:
ore 14:30/15:30 sarà possibile effettuare la visita guidata alle ex fornaci da calce SEFE oggi Centro 3T e all’orto verticale in lana allestito sulla fornace Sud.

Presso Centro 3T Via Scianica 6 Sellero (BS).

In caso di pioggia la manifestazione verrà rimandata a primavera 2018.

Per informazioni

in merito al programma, gli spostamenti tra i siti e il pranzo potete scriverci all’indirizzo centro3t@gmail.com o telefonarci al 348-0068206, 349-7921873
 
 
Un progetto di Associazione Post Industriale Ruralità con la partecipazione di Cooperativa Azzurra, il progetto Ruinascontemporaneas dell’ass. Artegiovane, il sostegno della Fondazione della Comunità Bresciana, il patrocinio del Comune di Sellero.
Un ringraziamento speciale va a tutte le scuole che attraverso le visite guidate hanno permesso il proseguimento dei lavori di ricerca e allestimento. Come raggiungerci

Parco Vasca SEB- Il sito è facilmente raggiungibile a piedi dalla stazione ferroviaria di Cedegolo con una escursione di 15 minuti. Potete farla in autonomia seguendo i cartelli segnaletici del sentiero Da-a e per chi volesse fare la passeggiata in compagnia, il ritrovo è presso la stazione ferroviaria di Cedegolo alle 10:00.

Centro 3T- Per chi viene dalla provinciale uscita Sellero, al primo semaforo svoltare a sinistra e subito a destra, costeggiare la ferrovia per duecento metri e vi troverete all’ingresso del parco delle fornaci.

Orto giardino verticale in lana 2017

Prima pubblicazione dell’estate sull’andamento della coltura idroponica in lana del Centro 3T. Come ogni anno l’installazione è stata piantumata, come ogni anno si rinnova la meraviglia…e il sabato è visitabile gratuitamente.

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